x cura di Mauro Quai (Italian)

“Scrivo canzon per dare tranquillità e una forte speranza a coloro che hanno visto la bontà e la malvagità in ogni cuore umano e scrivo anche canzoni per quanti non riescono a farlo”, così si presenta Jon Brooks, con questo suo quinto lavoro, The Smiling & Beautiful Countryside. Cantautore accattivante, sia nelle composizioni che nelle esecuzioni, it quarantaseienne Brooks, è stato Kerrville New Folk Winner e tre volte nominato “Songwriter of the Year” ai Canadian Folk Music Awards e, come se non bastasse, per “vivere sul campo” le proprie emozioni, e portarle in ballata, ha viaggiato nei paesi dell’Est Europa e nelle zone della rovinosa guerra delta Bosnia- Herzegovina, per trovare alfine il tipo di canzone da potere scrivere, cantare ed eseguire. Questo è il suo quinto lavoro, prodotto dal noto producer/engineer canadese David Travers-Smith, registrato in quel di Toronto. Completamente acustico con Jon, che si accompagna alla sola chitarra e al banjatar, una sorta di rudimentale banjo, o almeno così sembra dal suono, il disco presenta una raccolta di “murder ballads” del Canada rurale. Intrigante l’iniziale Gun Dealer, una sorta di gangsta- rap che con humour affronta ii punto di vista di un trafficante d’armi, mentre nella seguente ballata, People Don’t Think Of Others, il soggetto pare essere il menefreghismo globale che, come internet, ha invaso it pianeta. In Queensville, invece, l’attenzione è rivolta all’omicidio net 1984, in una piccola località dell’Ontario, di Christine Jessop e alla successiva ricerca del colpevole. lndovinato l’arrangiamento quasi celtico dell’esecuzione strumentale at banjatar. Highway 16, è una ballata dai contorni tragici ma pure realistici, e racchiude la storia, o forse è meglio dire, il punto di vista di un camionista serial killer. E più ci si addentra nel disco, più si notano straordinarie analogie di Jon Brooks con lo stile giornalistico/ analitico di Phil Ochs e aggiungerei anche dell’amico avvocato John Perrault. Brooks scava forse di più nell’anima dei personaggi protagonisti delle sue ballate, ne estrapola magnificamente l’umana debotezza. Felix Culpa con banjatar in stile Appalachi, racconta la storia della lotta fra it Belle e il Mate. The Only Good Thing Is An Old Dog è il mio pezzo preferito. Dodici minuti di pura energia, nei quail convivono echi di vecchie canzoni folk di protesta, talking blues dimenticati, riferimenti del “Re Lear” di Shakespeare si sposano a cenni di noti miliardari. Laws Of The Universe è in parte ballata, in parte lista di aforismi poco scientifici, qui il banjatar è distorto dall’uso di un amplificatore Leslie, carina anche These Are Not Economic Hard Times, che non ha bisogno di commenti, considerati i temi attuali. Grandiosa la rilettura della ballata mistica di James Child, The Two Sisters, una delle prime folk song a prendere “la necrofilia” come soggetto. Spiendida l’esecuzione di Brooks. Quasi una dolce ninna nanna Worse Than Indians, assai vicina alle lotte dei pellerossa: “Dove le colline toccano il cielo / E dove Germao mai giace/ Dove il tuo sonno è sereno/ Dove il cimitero è sulla colfinal / Dove I’ape crea colonie/E la lavanda aromatizza it miele/Dove la voce ha un suono metalico /.. .E ogni cuore ha un lato oscuro/ E non c’è posto più oscuro nel quale nascondersi/ Che la sorridente /E la bellissima terra di campagna (da Smiling & Beautiful Countryside )”. Grande cantautore. Grande voce e grandi liriche! 

June, 2015